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Zungri

E’ un centro agricolo a 571 metri s.l.m. sul versante nord dell’altopiano del Poro.
Come risulta da alcune fonti, Zungri è già stato popolato in epoca preistorica, nel territorio sono state ritrovate vestigia d’insediamento di età greca e romana e tracce di un insediamento rupestre risalente ai secc. XII-XIV e da cui si sarebbe formato Zungri.

Il nome Zungri è di origine greca, “roccia”, “tufi”, “dirupi”, toponimi ben compatibili con la morfologia del luogo, caratterizzato da numerose grotte scavate nella roccia e collegate tra loro da cunicoli, costruite come abitazioni dagli insediatori, gli Sbariati Aramonesi, in fuga dalla guerra voluta da Roberto D’Angiò. Dal sec. XII giunsero in Calabria dall’Oriente i monaci Basiliani, che scelsero di insediarsi verso l’interno, prefendolo alle coste, continuamente saccheggiate dagli Arabi. La Calabria era disseminata da numerose grotte, che venivano utilizzate come abitazioni, cenobi ( testimonianza del modello di vita sociale dei monaci Basiliani) e come deposito per la conservazione degli alimenti e per la spremitura dell’uva e dell’olio. Zungri, con l’ Insediamento Rupestre degli Sbariati, costituisce una testimonianza unica nel suo genere e la più rilevante della Calabria di queste case scavate nella roccia, una vera città rupestre di notevole importanza. L’insediamento rupestre, datato dagli studiosi fra il XII-XIV secolo, ed articolato su un costone lungo uno dei versanti del fosso Malopera, era costituito da circa 100 case-grotta, scavate nella roccia con ambienti monocellulari e bicellulari, collegate tra loro da cunicoli, alcuni anche a più piani, con forma circolare o quadrata o rettangolare, alcuni con copertura con volta a cupola con un foro centrale per l’ aerazione, altri con finestre di forma circolare o rettangolare, ed all’ interno caratterizzati dalla presenza di nicchie alle pareti e di incassi per la sistemazione di letti o mensole; tra le grotte le più note quella di S.Leo e quella degli Sbariati. Zungri, dapprima fu Casale di Mesiano e poi istituito Comune nel 1811. E’ stato più volte distrutto dal terremoto nel 1638, nel 1783 e nel 1905.
Il territorio di Zungri è ricco di sorgenti, quelle oligo-minerali della sorgente Ambrosia, e quelle che sgorgano dalle caratteristiche fontane, le suggestive sorgenti con fontane, da cui attingere acqua fresca con importanti caratteristiche chimico-fisiche, quali la fontana di “Mbrosi”, “Macroni”, “Fossa o Medicu”, “Pistuni”, “Funtanarandi”.
Il centro storico è caratterizzato da case dall’architettura molto semplice, proprie di un modello sociale di vita contadina.
Nel comune di Zungri al confine con il territorio di Spilinga e Rombiolo, si trova la Casa Baronale Pisani, costruita intorno al 1935, che rappresenta uno degli ultimi esempi di casa baronale, presente nell’area del Poro, ed importante non solo a livello storico, ma anche come testimonianza della presenza diretta della famiglia nobiliare Pisani sui terreni del fondo di proprietà. E’ un edificio su due piani, il piano terra adibito a magazzino, come deposito dei prodotti agricoli ed attrezzature agricole, e il piano primo, con ingresso da scala esterna indipendente, rispetto al piano terra a residenza dei proprietari.
Un tempo nel territorio di Zungri erano presenti e funzionanti una serie di mulini idraulici, ma oggi l’unico rimasto, sebbene in condizioni precarie di conservazione ed abbandonato, è il Mulino idraulico Cimadoro o di Ciappetta, costruito nel punto di confluenza di due fossi “Ciappetta e Simileo” . Il mulino è ad un solo livello, ha forma classica rettangolare, larghi muri perimetrali e copertura a falde con struttura portante in legno e manto di copertura in coppi.

Da visitare a Zungri : nel centro storico il Museo provinciale della Civiltà Rupestre e Contadina, dove sono conservati circa 3.000 reperti correlati e testimonianza della civiltà rupestre e contadina di Zungri, la Chiesa della Madonna del Rosario, la chiesetta-villetta della Madonna di Lourdes, costruita dove prima c’era l’antica chiesa matrice distrutta dal terremoto del 1905 e da cui parte la stradina che porta all’Insediamento Rupestre, e infine la Chiesa ora Santuario della Madonna della Neve, dove è custodito il quadro della Madonna della Neve, un dipinto attribuito ad un pittore meridionale, formatosi presso la scuola Raffaelesca del XVI sec., ispiratosi nel crearlo, alla “Piccola Sacra Famiglia” di Raffaello.
Fuori il centro storico, nella parte alta del paese, si trova la Villa Comunale “Cichello Gasparri“, dove è posta la scultura bronzea dell‘Emigrante, di un famoso artista locale.

Festa: in onore del Patrono, San Nicola il 6 dicembre.

Come arrivare: A3 uscita S. Onofrio (Vibo Valentia) – SS per Tropea – Provinciale fino a Zungri
oppure A3 uscita Pizzo Calabro – SS 522 fino a Briatico – Provinciale fino a Zungri.

Da visitare

 Papaglionti Vecchio, il nucleo abitativo originario della frazione di Zungri Papaglionti, abbandonato a seguito di una disastrosa alluvione del 1952, mentre il nuovo paese (Papaglionti Nuovo) è stato riedificato in posizione più alta e completato negli anni Ottanta. Nella frazione di Papaglionti sono stati ritrovati resti di di muraglie in mattoni di argilla e di colonne in pietra romana, di una villa Romana di epoca augustea, ed alcune costruzione di interesse storico ed architettonico ed unici esemplari nel loro genere presenti alle pendici del Poro (la Casa Signorile, il Palazzo di Francia e la Chiesa, costruite con stesso sistema murario) e che versano in precarie condizioni di stabilità, così come tutto il vecchio centro abitato. La Chiesa di Papaglionti, è una chiesa in muratura di pietra granitica a due navate collegate fra di loro da ampie arcate, all’esterno rafforzata con mattoncini e scaglie di laterizio, unico esemplare del genere a Papaglionti. Il Palazzo di Francia, risalente al 1700, costituisce l’esempio più rappresentativo di Casa Signorile presente in ambito rurale nell’arco del Poro. Era un’ imponente struttura a forma rettangolare a due piani, come la maggior parte dei palazzi simili, il piano terra adibito a magazzino, come deposito dei prodotti agricoli ed attrezzature agricole, e il piano primo a residenza dei proprietari, oggi interamente crollato. Era realizzata con struttura portante in muratura di pietra granitica intonacata a calce all’interno, rafforzata all’esterno con scaglie di laterizio, e con portale d’ingresso, mensole e piano dei balconi, realizzati in pietra granitica locale. Il Calvario di Papaglionti,realizzato intorno alla fine del 600, è posto lungo la strada che porta al vecchio centro urbano, si conserva in buone condizioni grazie alla consistente struttura muraria di pietra granitica locale rafforzata con mattoni e scaglie di laterizio. Al centro del Calvario vi è una nicchia, delimitata lateralmente con mattoncini di laterizio, e al cui interno in origine, si trovava un dipinto raffigurante la Crocifissione di Cristo.
A Papaglionti la Villa Romana di Trisulina, chiamata anche la “Grotta di Trisulina“, è un’ importante testimonianza della presenza Romana del periodo Augusteo in questa zona della Calabria, e con capitelli corinzi in marmo finissimo di grande valore architettonico e qualche altro a palmette che ricordano i capitelli egizi a forma di fiori di lato aperto, e vari avanzi di colonne granitiche. Di quetsa grande villa, la cui struttura ricorda la tipica casa romana organizzata intorno a due cortili, rimane oggi quasi integro, un cripto-portico, forse adibito a piscina.
La Casa Signorile di Papaglionti è un esempio di palazzotto di tipo economico all’interno di un contesto rurale e si differenzia dalle altre costruzioni, per la cura architettonica dei particolari. Oggi abbandonato ed in condizioni precarie. E’ di modeste dimensioni con forma rettangolare e su due piani, il piano terra adibito a magazzino, come deposito dei prodotti agricoli ed attrezzature agricole, e il piano primo a residenza dei proprietari.