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Ferro battuto

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L’ Arte del ferro battuto

La Calabria, tra tutte le province del regno di Napoli, era quella maggiormente dotata di risorse minerarie. In particolare i territori vicino Longobucco nella Calabria Citra e Stilo sul versante jonico di Reggio Calabria, erano noti , fin dall’antichità, per i ricchi giacimenti di ferro.
La lavorazione artigiana del ferro in Calabria ha origini assai remote: risale ai secoli XIII-XIV, quando è documentata la presenza di ferriere nelle zone silane e aspromontee. Le miniere di Stilo, già utilizzate dal VII-VIII secolo a.C. dalla gente del luogo, vengono poi citate per la prima volta nel 1094, in un diploma concesso da Ruggero il Normanno alla comunità certosina di S.Stefano del Bosco, e poi nel 1313, in un editto di Roberto D’ Angiò che confermava l’antica donazione. La particolare conformazione geomorfologica della campagna calabrese, ricca di boschi e di corsi d’ acqua stagionali, favoriva l’attività lavorativa direttamente sul posto e nella zona delle miniere furono sempre presenti dei rudimentali impianti di fusione. Il ferro veniva estratto vicino Stilo lungo le pendici settentrionali del Monte Stella e lavorato, agli inizi del Cinquecento, nelle vicine ferrerie di orignine aragonese di Fabrizia, Campoli, Spadola, Bivongi. Nella prima metà del Cinquecento queste ferriere furono infeudate insieme alle cave ed ai boschi, e lavoravano prevalentemente per conto della Regia Corte di Napoli, fornendo palle d’artiglieria e granate all’esercito vicereale. Rimaste abbondonate dai legittimi proprietari all’inzio del XVII secolo, furono demanializzate ed amministrate da personale statale con l’incarico di continuare al produzione a scopi militari. Quando poi gli antichi proprietari avanzarono le loro rivendicazioni, chiedendo la restituzione delle ferrerie e la liquidazione dei frutti maturati, furono abbandonate dalla Stato che preferì sostituirle con con un nuovo complesso siderurgico posto al centro del bosco demaniale di Stilo, che assicurava il combustibile necessario ai vari processi tecnologici della lavorazione, le famose ‘Ferrerie di Stilo’. La loro produzione, sia per usi civili che militari, non riuscirà mai a soddisfare neanche al metà dell’intero fabbisogno nazionale, ma furone le sole ad utilizzare esclusivamente minerale locale. Verso la fine del 1700 viene creato a Mongiana un moderno complesso produttivo: le Regie Ferriere ed Officine per la lavorazione del ferro e Fabbrica D’ Armi, volute da Ferdinando IV di Borbone.

In Calabria antichissima è la tradizione della lavorazione del rame e del ferro. In molte paesini calabresi troviamo ‘la strada dei forgiari‘ (i forgiari erano i fabbri), questa particolarità della destinazione di apposite strade, contrade, zone ad attività specifiche risale all’ organizzazione corporativa medioevale. Nell’epoca barocca la lavorazione del ferro battuto raggiunge il suo massimo sviluppo, specializzandosi nella costruzione di ringhiere per balconi, caratteristiche per la forma ricurva delle sbarre e i motivi floreali di gigli e tulipani, e ancora di lanterne, picchiotti per le porte, motivi decorativi in genere applicati all’architettura paesana. Di questa ricca attività lavorativa sono rimaste sufficienti testimonianze nonostante il terremoto del 1783, che distrusse distrusse gran parte degli edifici con le loro finiture. In quest’epoca, la lavorazione del ferro si sviluppa in molti centri della Calabria, particolarmente nella zona catanzarese, a Monteleone, ma il centro maggiore è Serra San Bruno.
Ancora oggi esistono numerose botteghe e laboratori di fabbri sparsi su tutto il territorio calabrese, dove la tradizione si fonde ad una moderna gestione imprenditoriale, affiancando alla produzione antica nuove soluzioni di arredo: letti antichi o moderni con decori floreali a volute, sedie, tavoli, lampadari. Entrando botteghe e laboratori il visitatore avrà l’’impressione di un ritorno indietro nel tempo, e non solo per gli oggetti, le antiche lumiere, i cancelli di foggia ottocentesca o barocca, i portalegna da camini, ma anche per l’intera atmosfera, per i grandi fuochi dove viene forgiato a mano il ferro incandescente.
La tradizione della lavorazione del rame è antichissima, alcune fonderie risalgono al periodo bizantino. Gli artigiani calabresi si distinsero anche nella lavorazione e del rame e bronzo, e si specializzarono soprattutto nella produzione in rame di oggetti d’uso quotidiano e di carattere domestico-rustico e nella fusione in bronzo di campane per le chiese di Calabria (numerosi sono gli esempi rimasti, provenienti per la maggior parte dalle abbazie basiliane), il cui segreto di lavorazione si tramandava di padre in figlio. Il rame e bronzo veniva lavorato insieme all’oro e ai metalli più nobili per creare monili di grande valore, ma anche si eseguivano oggetti d’uso domestico in rame, quali bracieri, brocche, caldaie.
Oggi la maggiore produzione in rame riguarda prevalentemente gli accessori per l’edilizia, gli elementi decorativi di tetti e terrazzi, ed oggetti ornamentali e di riconversione stilistica e funzionale di oggetti popolari e tradizionali di uso quotidiano, quali anfore, coprivasi, piatti, pentole, pignate, fioriere di ogni tipo, padelle, bracieri, portaombrelli, oggettistica. Alcuni artigiani calabresi ancora oggi modellano il rame, lo incidono a mano libera e dopo lo colorano, realizzando quadri di ispirazione religiosa, storica, popolare, che sono delle vere e proprie opere d’arte che colpiscono per l’ unione di rame e colore .