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Mongiana

E’ un piccolo villaggio montano immerso tra i fitti boschi delle Serre Vibonesi, sul colle Cima, alle falde del Monte Pecoraro, ed attarversato da limpidi corsi d’acqua. Il primo nucleo abitato di Mongiana nacque proprio come residenza per opeai, artigiani e guarnigioni militari, impegnati nell’attività produttiva delle Regie Ferriere ed Officine per la lavorazione del ferro e Fabbrica D’ Armi, volute da Ferdinando IV di Borbone, attive durante il periodo napoleonico. Non si conosce l’esatta data di fondazione, ma in alcuni manoscritti amministrativi pare sia stato 1771. Il centro abitato è ancora costituito per lo più da abitazioni basse, raccolte intorno ai resti delle Regie Ferriere e della Fabbrica D’ Armi, a cui fanno da cornice i rigogliosi boschi delle Serre Vibonesi costituti da faggi e abeti bianchi. Fu Casale di Fabrizia .
La chiesa parrocchiale, vocata a Santa Maria Santissima delle Grazie, conserva all’interno ” San Ferdinando in preghiera”. pala d’altare dipinta ad olio su tela della metà del sec. XIX, dono di re Ferdinando II. Alcuni edifici privati (Casa Panucci, Casa Bosco, Casa Morabito) presentano pregevoli manufatti settecenteschi e ottocenteschi in ferro battuto (specie ringhiere) opera di artigianato locale.
Mongiana è circondata da fitte pinete, faggeti e boschi ancora incontaminati, estesi e maestosi da essere del tutto inaspettati e interessantissimi, è ricca di acqua, e punto di richiamo grazie anche all’attrezzato parco della forestale nella bella Villa Vittoria dove, tra l’altro, vengono allevati e studiati il daino e il capriolo. La zona è ricchissima di funghi.
Mongiana per il suo caratteristico aspetto di paesino montano immerso nei boschi è una meta ideale di vacanze a stretto contatto con la natura ancora incontaminata.
Festa: in onore del Patrono, San Rocco, la quarta domenica di settembre.

A Mongiana sono ancora visibili i resti di un complesso siderurgico e di una fabbrica d’armi, destinata alla produzione di cannoni, doppiette, sciabole, ma anche di utensili (bracieri, mortai) e balconi.

La Ferdinandea

La Ferdinandea era antica residenza estiva e famosa riserva di caccia dei Borbone. Dell’antico splendore però rimane solo l’edificio in cattivo stato. Ha subito manomissioni e rifacimenti e tutto l’importante arredo tra cui cimeli garibaldini, i quadri e le sculture che l’ornavano è stato portato via.
Come arrivare: la località si raggiunge dall’uscita Serre della Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria. Usciti dall’autostrada si raggiunge Soriano Calabro da cui si prosegue per Serra S.Bruno. Raggiunto il passo di Pietra Spada (1.335 m s.l.m.), si comincia a scendere verso Stilo e si raggiunge la Cantoniera Mangiatorella, da cui una deviazione a sinistra porta alla Ferdinandea.

Le Reali Ferriere ed Officine

La fonderia era in origine una semplice costruzione in legno con tre altiforni in muratura, denominati Santa Barbara, San Ferdinando e San Francesco. La fabbrica, in seguito, è stata ingrandita, rinforzata e consolidata con solide mura dopo il terremoto e le alluvioni. Un tempo lo stabilimento aveva un solo ingresso con portale, di cui rimangono tracce di lesene e cornici, al quale si accedeva attraverso una ripida scala. È probabile che l’accesso fosse stato reso difficile per difendere l’edificio da eventuali attacchi e per controllare meglio il flusso di operai ed evitare, così, il contrabbando di materiale ferroso.
Fin dalla prima metà del XVI secolo, esistevano nelle montagne calabresi le vecchie Ferriere (quelle di “Spatola”, di “Stilo”, di “Campoli”, del “Forno” e di “Trentatarì”), che erano dei piccoli stabilimenti sotto l’aspetto industriale, provando il fatto che il ferro era già conosciuto dalle popolazioni indigene intorno al VII sec a.C. La “Mongiana” era una filiazione delle antiche ferriere del bosco nel demanio della vicina Stilo, che sfruttava il ricco minerale di ferro di Stilo. Nel XVII secolo l’allora amministratore Conty propose al Governo un progetto di realizzazione per una nuova e più moderna ferriera ed ebbe così inizio la storia dell’attuale Ferriera di Mongiana. Dopo un’attenta analisi la località prescelta per la costruzione fu Mongiana. Dalla sua costruzione e messa in attività cominciarono a stabilirvisi anche le famiglie degli operai e degli inservienti delle Officine, formando così il paese di Mongiana, che andò via via aumentando in relazione alla crescente prosperità del polo siderurgico.
L’importanza di Mongiana è riposta tutta nel suo reale stabilimento metallurgico con annesse officine e macchine meccaniche. Nacque così un vero e proprio distretto siderurgico comprendente gli stabilimenti di Mongiana e di Ferdinandea. Da questo momento il paese fu uno dei punti più industrializzati del Regno, e forse il primo, se si considera che qui si trovarono riunite tutte le risorse che sono necessarie per attivare un polo siderurgico di questo genere. In effetti il territorio è ricco di miniere, di boschi, di acque abbondanti, e di pietre utili alla costruzione degli Altiforni. L’alta produzione di materiale ferroso prevedeva anche un immenso utilizzo delle risorse boschive, e dato che grandi quantità di carbone erano appena sufficienti a mantenere in funzione i vari altiforni, i Borboni furono i primi a prevedere piani di rimboschimento che dessero continuità nella produzione di legname. L’importanza delle Regie Ferriere nella prima metà dell’800 è enorme, e lo si può capire anche dal considerevole numero di persone che ci lavoravano (in certi periodi trovarono lavoro 1.200 persone) , dagli operai nelle diverse Fonderie, nell’Armeria, a quelli per la produzione di carbone, a quelli per i trasporti del minerale, quelli tra fabbri, falegnami ed altri creando intorno a se un indotto di altre persone tra contadini, artigiani, e mestieri vari. Nel corso degli anni, il polo mongianese assunse una grande importanza tanto da essere dichiarato centro metallurgico (Ferriere di Stilo, complesso d’Assi, Ferdinandea, e Mongiana) che ha caratterizzato per oltre tre secoli l’intera economia del comprensorio.
La fonderia conteneva nel suo interno i tre altiforni, diverse officine, e una macchina a vapore, composta da pochi pezzi di ferro fuso, per alimentare gli altiforni in modo da sopperire al moto idraulico durante i periodi in cui era scarsa l’acqua della fiumara. Alla stessa fonderia erano annessi vasti magazzini per i minerali e per il carbone, la stanza dei modelli degli oggetti di fusione, le officine dei forgiatori, dei falegnami, della stafferia, le stanze dei fonditori scientifici e ampi cortili per riporvi le piramidi di proiettili, ed una sega idraulica per produrre tavolame.Fuori dalla fonderia, lungo le sponde dell’”Allaro”, sorgevano varie officine per raffinare il ferro. I Borboni diedero grande impulso all’iniziativa, costruendo ogni anno sia armi di ogni genere, ma anche 3000 fucili del modello detto prorio ‘Mongiana’. Ma questo florido periodo non durò a lungo. La piena del fiume nelle terribili alluvioni (1850 e 1855), infatti, distrussero gran parte della fonderia con tutte le sue macchine, magazzini, e con le persone che ci lavoravano, asciandone pochissime tracce. Con l’Unità d’Italia le ferriere e le officine cessarono definitivamente la loro attività e furono vendute a privati e soltanto recentemente l’Amministrazione comunale è riuscita a espropriare i resti dell’edificio per ristrutturarlo. Oggi rimangono soltanto i ruderi della fonderia con 3 altoforni e avanzi della cosiddetta fabbrica delle armi, e possiamo considerarli resti di quello che è l’unico vero reperto di archeologia industriale della provincia di Vibo Valentia.

La fabbrica Delle Armi

Più in alto rispetto alla fonderia fu costruita una nuova fabbrica di armi. Era un grandioso edificio costruito sopra tre piani paralleli con una ingegnosa disposizione delle varie officine in essa contenute. Nell’interno vi erano le officine dei forgiatori di canne da fucile, baionette e piastrine con 26 fuochi; vi erano inoltre le officine per le pietre molari con sette banchi e quelle della barena e dei torni con 20. Molto particolare è la facciata della fabbrica delle armi, con trabeazione totalmente in ghisa, composta da due imponenti colonne alte 4,80m. L’atrio è anch’esso costituito da colonne e semicolonne in ghisa. Si producevano cannoni e i famosi fucili Modello Mongiana, oggi esposti a Parigi e Napoli.

Parco Vittoria

Il nucleo centrale del Parco Regionale delle Serre è costituito dalle Riserve Naturali Biogenetiche del Marchesale (territorio comunale di Acquaro-Arena) e di Cropani- Micone (territorio comunale di Mogiana), gestite dal Corpo Forestale dello Stato, la cui sede amministrativa è nell’incantevole Centro Aziendale di Villa Vittoria a Mongiana, oggi sede del dipartimento del Corpo Forestale dello Stato. Poco oltre Mongiana c’è un Oasi Naturalistica dentro la quale sembra davvero che il tempo si sia fermato, il Parco Vittoria, gestito dalla Guardia forestale. Poco oltre la bella costruzione bianca con ricami rossi, Villa Vittoria, si estendono 400 ettari di giardino botanico, di sentieri faunistici e un laghetto. E’ diventata negli anni un modello di educazione ambientale, meta di studiosi e ricercatori provenienti da tutte le università italiane. La fauna è costituita da cavalli di razza avelignese-morgese, cinghiali, mufloni, daini, cervi, caprioli, fagiani, pavoni. C’è anche un lupo, ma ovviamente nascosto agli occhi del turista. Nel centro è possibile visitare il giardino delle erbe medicinali, aromatiche e officinali.